Alzi la mano chi ha paura del cambiamento? A chi tremano le gambe di fronte ad una novità, un cambio di programma o un evento imprevisto?
La paura del cambiamento è un’emozione naturale, ma spesso ci blocca e ci impedisce di crescere, trasformarci e stare meglio.
In questo articolo scopriamo perché il cambiamento ci spaventa, da dove nasce questa paura e, soprattutto, cosa possiamo fare per rendere l’incertezza e le novità delle compagne di viaggio più piacevoli e meno spaventose.
Cos’è la paura del cambiamento?
Ebbene sì, non c’è nulla di strano ad aver paura del cambiamento, anzi è un’emozione che fa parte della natura umana e come tale dobbiamo imparare a conviverci e, con un po’ di allenamento, a tenerla sotto controllo limitando le sue apparizioni.
La paura del cambiamento è innanzitutto un’emozione. Un’emozione naturale e complessa caratterizzata da ansia, apprensione o timore che proviamo in risposta a situazioni nuove, transizioni o cambiamenti inaspettati nella nostra vita.
Ma andiamo per gradi e facciamoci illuminare da cosa ci racconta l’etimologia di questa parola.
Rispolveriamo il nostro greco antico e partiamo dalla parola “kamptein” (κάμπτειν) che significa piegare, curvare qualcosa, o anche girare intorno. Quindi se allarghiamo la mente un attimo, troviamo già un’idea di trasformazione, di modifica fisica.
Da Kamptein derivano i vocaboli cansare e scansare che portano con loro l’idea di evitare, aggirare un ostacolo, quindi girare intorno a qualcosa.
Infine si arriva al latino cambium che fa nascere i termini cambiare e commutare, che significavano scambio o cambiamento appunto.
Troviamo una lettura interessante soprattutto nella parola commutare composta dal prefisso COM – che indica un’azione che implica il movimento da un luogo all’altro o da una condizione all’altra. E da MUTARE derivante dalla radice indoeuropea “meu-“, che si riferisce all’idea di “spostare” o “trasformare”.
Quindi Greci e Latini ci raccontano che il cambiamento è un movimento. Un movimento che sposta, modifica, aggira, va da una parte all’altra e alla fine trasforma noi e la nostra situazione.
Perché abbiamo paura del cambiamento?
La paura del cambiamento – che ha anche un nome terribile che incute timore solo a dirlo, metathesiofobia – nasce dall’incertezza e dalla percezione di perdita di controllo quando ci troviamo di fronte a una trasformazione nella nostra vita. È un’emozione naturale, sì, ma anche complessa e può manifestarsi a diversi livelli: da una leggera ansietta ad un vero e proprio terrore che ci rende difficile prendere decisioni, seguire le nostre scelte e adattarci alle nuove circostanze.
Ma quali sono i meccanismi del nostro cervello che invece di farci godere novità e nuove opportunità ci bloccano in un mare di ansia? Ecco i principali motivi:
1. Meccanismo di sopravvivenza
Vi ricordate i mitici Bias Cognitivi? Uno dei miei preferiti è il bias dello status quo che dice appunto che il nostro cervello è programmato per preferire la stabilità, anche se il cambiamento potrebbe essere vantaggioso. Il nostro istinto primordiale percepisce il cambiamento come incerto – che poi è la verità – e quindi potenzialmente pericoloso.
2. Paura dell’ignoto
Il nostro cervello tende a immaginare scenari negativi perché non potendo prevedere il futuro, rimane in modalità ansia che poi è la modalità sopravvivenza con cui siamo stati programmati. Quindi niente cambiamenti!
3. Perdita di controllo
Certo, chi non ha un amico, un collega maniaco del controllo che tutti prendono in giro. (O forse siete proprio voi!) Ma per tutti cambiare significa uscire dalla nostra zona di comfort e affrontare situazioni nuove, sconosciute e quindi anche un po’ paurose. Quanti vorrebbero cambiare lavoro, ma temono la novità, la diversità, la sindrome del “non l’ho mai fatto”?
4. Attaccamento al passato
Ve lo racconto con un esempio. Quando i miei genitori mi dissero che avremmo cambiato casa andando in quella dei nonni, nuova, ristrutturata, grande, con spazio per tutti, io non ci volevo andare. E non avevo 4 anni, ma 18. Non volevo abbandonare la mia “casa arancione” come la chiamavano quando avevo 4 anni.
Ovviamente dopo 21 minuti nel nuovo focolare domestico non sapevo nemmeno cosa fosse la casa arancione.
Spesso siamo legati a qualcosa, qualcuno, a qualche abitudine e abbandonarla o cambiare ci sembra la fine del mondo. Cambierà qualcosa dentro di me… mhm probabilmente no. Qui forse più che paura, parlerei di resistenza al cambiamento.
5. Esperienze negative passate
Se ho cambiato scuola e mi hanno bullizzato o se dopo 20 anni ho provato una spiaggia nuova e c’erano le alghe, per me cambiare diventerà ancora più difficile. Se in passato abbiamo vissuto cambiamenti complicati, saremo più propensi a sviluppare una resistenza maggiore per paura di soffrire di nuovo.
6. Paura del fallimento e del giudizio degli altri
Abbiamo paura di sbagliare e delle opinioni altrui. E allora meglio non provarci nemmeno che così sono tranquillo e nessuno dice niente. Che poi, in fondo, siamo anche un po’ pigri e chi ce lo fa fare di impegnarci così tanto per un cambiamento incerto e temibile.
Come la paura del cambiamento influenza la nostra vita
Questa paura ci ferma, ci blocca e, sicuramente, non ci fa stare bene. Ecco alcune manifestazioni comuni:
- Procrastiniamo come bradipi del Costarica. Per non affrontare l’incertezza… basta non prendere decisioni o magari decidiamo domani dai.
- Auto sabotaggio a go go. Tutto il mondo, compreso il tuo IO interiore, ti urla “lascialo che è un distillato di letame ovino e ti fa soffrire” ma tu accampi scuse e di cambiare e uscire da una situazione negativa… ne riparliamo un’altra volta.
- Più rigidi del tungsteno. Piuttosto che lasciare il comfort di oggi rifiutiamo qualsiasi idea, possibilità o proposta e ci bruciamo opportunità di stare meglio.
- In viaggio con ansia e stress. Anzi, in viaggio non ci andiamo perché sarebbe già un movimento, una trasformazione, ma passiamo le giornate in preda a disagi e sofferenza.
Il cambiamento è inevitabile: cosa ci insegnano i saggi
Ce lo dicevano anche gli antichi saggi a partire da Eraclito che con il suo Panta Rei – Tutto scorre – ci aveva anticipato che il cambiamento è l’essenza stessa della vita e che resistervi è inutile.
Per spiegarlo in maniera semplice lui dice: “Non si può entrare due volte nello stesso fiume”, perché l’acqua è sempre in movimento, così come la nostra vita.
Platone, Macchiavelli, Nietzsche, tanti grandi pensatori della storia ci hanno messo di fronte all’inevitabile presenza del cambiamento fino ad arrivare ai tempi nostri dove il sociologo Zygmunt Bauman descrive il nostro mondo come “società liquida”, in cui tutto cambia velocemente e nulla rimane stabile.
“Viviamo in un’epoca in cui il cambiamento non è più un’eccezione, ma la regola.”
Dalle nuove tecnologie ai cambiamenti geopolitici, effettivamente viviamo in un momento storico dove cambiare è all’ordine del giorno e sempre di più dobbiamo prendere confidenza e abituarci a trasformazioni veloci e inattese.
Il modello di transizione di William Bridges
William Bridges, autore e divulgatore americano, ha studiato e approfondito modelli di transizione e cambiamento applicandoli sia alle aziende che agli individui.
Bridges, nel suo libro “Managing Transitions: Making the Most of Change” ci fornisce un approccio interessante per capire e gestire il cambiamento, affermando che il vero problema non è tanto o solo il cambiamento in sé, ma la transizione psicologica associata.
Il suo Transition Model distingue tra cambiamento (eventi esterni) e transizione (processo interiore di adattamento) e scompone l’intero processo – che sia buttare il vecchio maglione bucato della nonna o iniziare un nuovo lavoro – in tre fasi.
Fase 1: Ending, Losing, Letting Go (Fine, Perdita, Lasciare Andare)
È il momento in cui capiamo che ciò che era non sarà più. Capiamo che dobbiamo abbandonare le vecchie abitudini, certezze, identità e che ci sarà qualcosa di nuovo. In questa fase iniziamo anche a riconoscere che perderemo qualcosa (magari per avere qualcosa di meglio, ma non è ancora il momento di pensarci).
È qui che possiamo sperimentare sentimenti come incertezza, paura, tristezza.
Fase 2: The Neutral Zone (la Zona Neutra)
Qui siamo un po’ in un limbo, ci siamo staccati dal vecchio ma il nuovo è ancora in divenire, non abbiamo ancora chiaro cosa stiamo affrontando ed è un periodo che può risultare stressante. Ma, se vogliamo vederla in maniera positiva, è anche il momento in cui possiamo gettare i primi semi di creatività, esplorazione e crescita.
Fase 3: The New Beginning (Il Nuovo Inizio)
Un titolo non particolarmente originale che corrisponde all’accettazione, al riconoscere che siamo in una nuova fase e ad impegnarsi per fare il meglio. Quindi abbiamo bisogno di energia e motivazione per plasmare e poi consolidare le nostre nuove abitudini.
Strategie pratiche per superare la paura del cambiamento
Suddividere la nostra paura del cambiamento in tre fasi ci aiuta ad affrontarla. Come sappiamo, quando spezzettiamo un problema diventa più facile risolverlo. Ecco alcune strategie pratiche per ciascuna fase:
Fase 1 – Lasciamo andare
1. Consapevolezza e accettazione
Come diciamo spesso, essere consapevoli di cosa stiamo attraversando è il primo passo per affrontarlo. Rendersi conto di cosa succede, come stiamo, e cosa stiamo vivendo è fondamentale per qualsiasi passo in avanti.
Accettiamo la paura come normale, perché abbiamo visto che è così ed evitiamo di giudicarci.
2. Diamo un nome alle nostre paure
Facciamo una lista, scriviamo un bigliettino, una nota vocale vedete voi, ma diamo un nome e un cognome alle nostre paure. Cosa veramente ci spaventa di questo cambiamento? Mettendo nero su bianco le nostre paure spesso le vediamo più piccole rispetto a quando frullavano nella nostra testa. Con questo esercizio diamo dei confini, rivalutiamo le grandezze e magari tiriamo un bel sospiro.
3. Top e Flop
Dopo il nome e cognome immaginiamo gli scenari. Questa è una domanda che faccio spesso anche nelle sessioni di coaching: “Qual è la cosa peggiore che può succedere?”
E, lo dico con piacere, non potete immaginare quante volte la persona ci pensa su e dice: “Beh in effetti niente di che”. Ah… fatevi anche la domanda “Qual è la cosa migliore che potrebbe succedere?”. Potreste rimanere stupiti dalla vostra risposta.
4. Telefono Amico
Tutti noi attraversiamo cambiamenti, allora proviamo a parlare del nostro con qualcuno che ci è già passato. Sembra banale, ma ci sono studi scientifici che mostrano l’importanza del supporto sociale nel superare la paura al cambiamento. Proviamoci!
Fase 2 – La zona neutra
Qua siamo un po’ carne e po’ pesce. Appena traumatizzati dal cambiamento, in una terra di nessuno al confine tra prima e dopo, dobbiamo farci forza e abituarci a questo momento di incertezza, sperimentare e trovare nuove strade.
1. Manteniamo la rotta
Abbiamo appena preso consapevolezza ma non significa che siamo già tranquilli e rilassati. Quindi aggrappiamoci ai nostri capisaldi:
- Assenza di giudizio verso noi stessi
- Osservazione di ciò che accade e quindi consapevolezza continua
- Viviamo nel presente, focalizziamoci su cosa possiamo fare adesso senza paura del domani
2. Micro-cambiamenti
Il cambiamento è in atto, non possiamo e non vogliamo fermarlo quindi iniziamo a fare qualcosa in direzione futura e proviamo qualche piccolo passo. Un passettino alla volta vi abituerete alle novità.
Permettetemi di banalizzare con un esempio: la fidanzata ci ha lasciato? Bene, cioè bene… dipende… Comunque non ci chiudiamo in casa a piangere (l’abbiamo un po’ fatto nella fase 1), non ci iscriviamo a Tinder (lo faremo in fase 3 se ci sembra una buona strategia), e allora magari usciamo a bere una birra con amici, ci iscriviamo ad un corso di intelligenza artificiale (una volta si diceva fotografia) etc… sperimentiamo e iniziamo ad adattarci al cambiamento.
Fase 3 – Il nuovo inizio
Siamo ufficialmente cambiati, non del tutto, non completamente ma da qui non si torna indietro. Abbiamo affrontato la tempesta, navigato per mari mossi e agitati e ora vediamo il sole all’orizzonte… è il momento di ridefinire la nostra nuova rotta e spiegare le vele.
1. Pianifichiamo
Che obiettivi ci diamo? Cosa vogliamo ottenere ora che siamo in una situazione diversa? Andiamo sul pratico e sul preciso. Foglio, penna – niente computer, è dimostrato che scrivendo a mano c’è una connessione più forte con il nostro cervello – e buttiamo giù il nostro piano.
Io per esempio l’ho fatto quando sono diventato freelance. Mi ero licenziato, avevo aperto la P.IVA e… era il momento di pianificare il futuro. Farlo mi ha dato chiarezza, fiducia e, nel mio caso era un cambiamento desiderato, anche più voglia di mettermi alla prova.
2. Celebriamo le conquiste
Abbiamo imparato che dobbiamo muoverci a piccoli passi, ma non solo nella fase di Limbo anche in questo nuovo inizio. Ci siamo dati degli obiettivi, quindi avremo delle azioni da fare. Rendiamole semplici e chiare, impegniamoci e quando raggiungiamo un piccolo traguardo, facciamoci un bell’applauso. Non solo stiamo veleggiando con il vento in poppa verso il cambiamento, ma stiamo anche imparando delle cose nuove!
3. Usciamo dalla comfort zone
Per cambiare veramente saremo sicuramente costretti a fare qualcosa di nuovo, scomodo, difficile, non nelle nostre corde. Non spaventiamoci, è l’ennesima opportunità di vivere appieno il cambiamento e di accelerare la conquista del nostro nuovo status quo. Anzi, sapete cosa vi dico? Cercate una cosa che vi mette a disagio e provate a farla, anche solo una volta alla settimana.
4. Teniamo dritto il timone
Stiamo progredendo alla grandissima, quindi evitiamo di buttare tutto alle ortiche perdendo il focus. Continuiamo a essere consapevoli, a fissare i nostri obiettivi e ad adattarci al nuovo.
Allenare la capacità di affrontare il cambiamento
Come per tanti argomenti e tematiche, anche la gestione del cambiamento può e deve essere allenata. E cosa fare per superare la paura del cambiamento? Niente di meglio che esporci al cambiamento il più possibile, in modo da essere pronti, meno spaventati, allenati appunto.
E allora:
- Se siete abitudinari iniziate a radervi la barba dalla parte opposta di dove lo fate di solito o cambiate strada per andare al lavoro
- Se siete timidi andate ad una conferenza e fate networking con sconosciuti o attaccate discorso con quello in fila davanti a voi alle poste
La persona che vi conosce meglio siete voi, quindi decidete su quale aspetto della paura del cambiamento volete lavorare e provateci!
Conclusione
Il cambiamento è parte integrante della vita e imparare a gestirlo è fondamentale per il nostro benessere e la nostra crescita personale. Dalla saggezza degli antichi al Transition Model con la sua suddivisione in tre fasi, abbiamo visto come il cambiamento non sia qualcosa da temere ma un’opportunità da abbracciare.
Questo articolo è basato sull’episodio 7 del mio podcast “Vorrei e Posso”, dedicato al benessere e alla crescita personale. Se ti va di ascoltarlo lo trovi su Spotify e tutte le altre piattaforme di streaming.