Coaching – Cos’è Davvero e Perché Potrebbe Esserti Utile

Coaching – Cos’è Davvero e Perché Potrebbe Esserti Utile

Francesco Minghini 1 Aprile 2025 0 Comments

Introduzione

Alzi la mano chi sa bene cosa sia il coaching? E la differenza con un mentor o un tutor, sapete anche quella?

Il coaching è una professione relativamente nuova, soprattutto in Italia, dove sta acquistando notorietà nel panorama di quei lavori intellettuali che finiscono con “ing” legati allo sviluppo personale. Ma cos’è veramente il coaching? E cosa ha di diverso dal mentoring o dal counseling? E Il coach… è uno psicoterapeuta che non ce l’ha fatta? O si tratta di risorse umane avanzate?

Domande più che lecite, se pensiamo che ci sono tutte le condizioni per generare confusione:

  • Il nome: Che sembra quello di un allenatore (non del tutto errato come vedremo in seguito)
  • I prefissi: Mental, Life, Business, Corporate, Executive. Troppi e un po’ vaghi e anche qui ci addentreremo per fare chiarezza.
  • I confini: In assenza di una laurea specifica o di un albo dedicato, è più facile “fare” il coach, ma più difficile districarsi tra le certificazioni e le qualità per chi deve scegliere.
  • Le somiglianze: Con lavori simili, ma diversi come appunto il mentor o il counselor.

Arrivati a questo punto concorderete che è normale capirne poco, sta a noi coach diffondere il verbo e spiegare cosa facciamo e anche cosa non facciamo.

L’origine del termine Coaching: un viaggio inaspettato

Prima di addentrarci nella definizione moderna, facciamo un tuffo nell’etimologia. Il termine “coach” deriva dall’ungherese “kocsi“, che significava “carro” o “carrozza”. Questo nome veniva dall’omonimo villaggio di Kocs, famoso nel 1400 per la produzione di carrozze confortevoli usate per il trasporto di persone.

Nel XVI secolo, la parola venne adattata all’inglese come “coach“, mantenendo il significato di “veicolo di trasporto”.

Verso il 1700, nelle università di Oxford e Cambridge gli inglesi cominciarono ad usare la parola coach per riferirsi ai tutor che aiutavano gli studenti a “trasportarli” verso il successo negli esami.

Nel XX secolo, “coach” divenne un modo comune nello sport per indicare gli allenatori che guidavano gli atleti al miglioramento delle performance.

E arriviamo ai giorni nostri dove per coaching si intende un processo di accompagnamento che aiuta le persone a raggiungere i propri obiettivi.

Quindi, in origine, un coach era una carrozza… e oggi è qualcuno che ti aiuta a raggiungere la tua destinazione nella vita!

Cos’è davvero il Coaching? Le sue caratteristiche principali

L’Oxford Languages descrive così il coaching:

“Processo di sviluppo delle capacità, risorse e competenze di una persona gestito da un professionista qualificato (coach), attraverso l’individuazione degli ambiti di potenziale crescita e la definizione di un programma finalizzato al raggiungimento di obiettivi personali o professionali.”

Wikipedia con una parafrasi recita:

“Il coaching è una metodologia di sviluppo personale nella quale una persona (detta coach) supporta un cliente o allievo (detto coachee) nel raggiungimento di uno specifico obiettivo personale, professionale o sportivo. Un coach fornisce il suo supporto verso l’acquisizione di un più alto grado di consapevolezza, responsabilità, scelta, fiducia e autonomia.”

Ecco le caratteristiche principali del coaching:

1. Sviluppo Personale

Il coaching è una professione che si occupa di sviluppo personale. Quindi crescita, cambiamento, miglioramento, in generale un movimento in avanti.

2. Arco temporale

Prendendo come riferimento il movimento in avanti appena citato, il coaching agisce sul presente per portare risultati nel futuro. Non futuro tra cent’anni, ma neanche tra 5 minuti. Il coaching presuppone una crescita della persona, crescita che avviene gradualmente, ma in maniera definitiva e concreta.

3. Obiettivi

Il coaching è finalizzato al raggiungimento di un obiettivo. Non è uno sfogo su una spalla amica, o una chiacchiera per sentirsi meglio. Il punto di partenza di ogni percorso di coaching è proprio l’esplorazione e la definizione chiara di cosa vogliamo ottenere.

Ma che cos’è un obiettivo nel coaching? È qualsiasi cosa che:

  • Dipende da voi
  • Volete raggiungere
  • Sia fattibile

Esempi di obiettivi validi: cambiare lavoro, trasferirsi, migliorare la fiducia in se stessi, gestire meglio il rapporto col denaro, avere più pazienza coi propri figli…

Viceversa, un obiettivo non è “tra un mese voglio correre una maratona in meno di 2 ore” e nemmeno “voglio diventare uno youtuber ricco e famoso”. Certo sono desideri, ma non dipendono interamente da voi e non sono nemmeno fattibilissimi.

4. Partnership

Il coach stringe una partnership con il cliente (detto coachee). Il coach accompagna, sta al fianco, ma non guida, non suggerisce, non indica la strada, non dà giudizi né consigli.

E allora cosa fa? Noi coach facciamo domande. Le famose domande potenti. Domande aperte, profonde e riflessive che aiutano il cliente a esplorare nuove prospettive, aumentare la consapevolezza e trovare soluzioni da solo.

Le domande nel coaching sono:

  • Aperte: Evitano risposte chiuse (sì/no) e stimolano la riflessione.
  • Dirette e concise: Vanno dritte al punto.
  • Focalizzate sulla persona: Aiutano il coachee a trovare le proprie risposte, anziché suggerirgliele.
  • Sfidanti per le convinzioni: Spingono il cliente a mettere in discussione i propri pensieri limitanti. “Hai detto che non sei bravo nelle relazioni professionali, quale credenza c’è alla base di questo tuo pensiero?”
  • Generatrici di consapevolezza: Portano a scoprire nuove prospettive su se stessi e sull’argomento.

Immaginate un coach un po’ come uno specchio che vi aiuta a guardarvi dentro e a trovare le risposte. Alcune le avete già e dovete solo tirarle fuori, altre le scoprite proprio grazie alle domande.

5. Piano d’azione

Tutto questo diventerebbe vago, poco concreto e molto simile ad una bella chiacchierata con un’amica empatica che sa ascoltare attivamente se non ci fosse un elemento tangibile e pratico: il piano d’azione.

Un percorso di coaching è strutturato solitamente così:

  • All’inizio si fa una sessione esplorativa per definire l’obiettivo del cliente.
  • In ogni sessione del percorso (di solito 6-10 sessioni in 2-4 mesi) si lavora su un obiettivo specifico collegato al macro obiettivo.
  • Alla fine di ogni sessione si crea un piano d’azione concreto che il cliente seguirà.
  • Tutti i piani d’azione formano un percorso coerente che porta al raggiungimento del macro obiettivo.

6. Un percorso di coaching è per sempre

Come per i famosi diamanti, anche il coaching è per tutta la vita. Le prospettive, le risposte, le intuizioni e le azioni che un cliente vive e mette in pratica non solo gli permettono di raggiungere l’obiettivo specifico, ma lo fanno crescere e migliorare per essere pronto a gestire sfide future in autonomia.

La definizione ufficiale di Coaching

Riassumiamo cos’è il coaching con la definizione di ICF (International Coaching Federation), l’organo più autorevole e importante al mondo per questa disciplina:

“Una partnership con i clienti in un processo creativo e stimolante che li ispira a massimizzare il loro potenziale personale e professionale.”

Per farla facile: abbiamo un obiettivo, lo esploriamo tramite domande potenti, raggiungiamo nuove ed emozionanti consapevolezze, costruiamo un piano d’azione e arriviamo a risultati concreti e duraturi. Uno sviluppo personale fatto di crescita e benefici tangibili.

Coaching vs. Altre professioni: quali sono le differenze?

Tra le domande più frequenti che ricevo c’è: “Qual è la differenza tra un coach e un…?” Vediamo schematicamente le differenze tra coach, mentor, psicologo, tutor e allenatore/motivatore.

🔹 COACH

  • Focus: Sul futuro e sullo sviluppo del potenziale.
  • Perché sceglierlo: Per sbloccare risorse interne, migliorare la performance e favorire il cambiamento.
  • Relazione: Paritaria, il cliente è l’esperto della propria vita.

🔹 MENTOR

Un mentor è un esperto in un determinato settore che condivide la propria esperienza per guidare qualcuno nel suo percorso.

Qui siamo praticamente all’opposto del coaching: il mentore viene arruolato per dare consigli, raccontare cosa lui o lei ha fatto in passato che possa essere d’aiuto o di spunto. Un mentor per definizione ha sempre più esperienza e deve guidare e dare la sua opinione al giovane mentee in cerca di consigli.

🔹 TUTOR

Qui l’aiuto è marcato, ci affidiamo ad un tutor proprio per essere aiutati a superare un esame, raggiungere una certificazione o altro. A volte addirittura ci viene affidato, senza che lo richiediamo. Un tutor supporta nell’apprendimento, fornendo istruzioni e assistenza personalizzata.

🔹 PSICOLOGO

Lo psicologo parte da un problema, un disagio e lavora con il cliente scavando spesso nel passato per aiutare a risolverlo.

Sebbene sia la professione più confusa con il coaching, c’è una differenza immensa e semplice:

  • Psicologo: C’è un Problema → Partiamo dal Passato
  • Coach: Ho un Obiettivo → Voglio migliorare e vado verso il Futuro

🔹 ALLENATORE/MOTIVATORE

Anche loro lavorano per farti ottenere dei risultati futuri, ma ti dicono cosa fare, ti guidano, in alcuni casi ti gestiscono. Se farai come ti viene detto, arriverai al risultato.

Un’altra differenza importante è che, solitamente, un allenatore ti porta ad un risultato che riguarda la sfera del fare. Il coaching, invece, lavora sull’essere. I risultati possono essere concreti, ma la crescita è dell’individuo, proprio per questo il miglioramento è duraturo.

I benefici del Coaching: cosa dice la scienza?

Visto che sono di parte, ma non un ciarlatano, ecco due tra i vari studi scientifici che provano i benefici del coaching:

  1. Metanalisi di Theeboom et al. (2013): Questa metanalisi ha esaminato l’impatto del coaching su cinque risultati rilevanti dal punto di vista teorico e pratico, classificati in tre aree principali: cognitiva, affettiva e comportamentale. I risultati indicano che il coaching ha un impatto positivo significativo su questi aspetti.
  2. Metanalisi di Jones et al. (2015): Questa ricerca ha dimostrato che il coaching influisce positivamente su risultati basati sulle competenze, su risultati affettivi e su risultati a livello individuale, confermando l’efficacia del coaching come strumento di sviluppo personale e professionale.

Quindi non lo dico solo io… più coaching per tutti!

Come scegliere il coach giusto per te

A differenza di Psicologi, Avvocati e Dentisti che hanno una laurea e un albo, i coach non hanno una regolamentazione professionale. Domattina, o anche tra pochi minuti, potreste decidere che anche voi siete coach e nessuno potrebbe legalmente smentirvi.

E allora tra life, business, corporate, career, mental e altri tipi di coach, come si fa a scegliere quello giusto?

Piccola premessa: il coaching è un mestiere fatto da una parte di tecniche, processi, strumenti e dall’altra di presenza, ascolto, empatia. E il coach ricordiamo non consiglia né aiuta quindi non è importante che sia esperto o conoscitore del vostro argomento.

Un coach diplomato ICF non ha limiti di movimento. Può trattare tematiche business, sportive, di carriera. Si applica sempre la stessa modalità. Quello che succede, e il motivo per cui trovate mille tipi di coach, è che poi uno si specializza e preferisce lavorare coi manager, con le mamme, con gli atleti.

Ecco i punti cardine nella scelta del miglior coach possibile per voi:

1. È per voi

Non esiste il coach migliore in assoluto. In una professione che si basa su un rapporto umano così stretto, è fondamentale trovare qualcuno che vi risuoni. Io faccio sempre una sessione esplorativa che serve a definire l’obiettivo, ma anche a capire se possiamo lavorare bene insieme. Da entrambe le parti. Il cliente non può aprirsi con me se gli sto antipatico e io non potrò concentrarmi nel supportarlo se non sento la chimica giusta. E di solito il feeling è reciproco, nel bene o nel male.

2. Fatevi una chiacchiera

Ancora prima della sessione esplorativa, fatevi una chiacchiera con il coach – 10 minuti e già capirete tante cose. Una volta una potenziale cliente mi ha telefonato e dopo pochi minuti in cui mi ha fatto domande, ha detto che aveva sentito altri coach e voleva fare il percorso con me. Non le avevo neanche detto il costo. Mi ha proprio detto: “Quello che hai detto e il modo lo sento vicino a me”. Da 10 minuti potete capire se è il vostro coach.

3. Cercate recensioni

Potete parlare con i suoi vecchi clienti o leggere le recensioni sui loro siti. È vero che le recensioni possono essere finte, ma:

  • I coach ICF hanno l’obbligo di rispettare un codice etico super stringente.
  • Le recensioni finte si intuiscono.
  • Nelle recensioni potete cercare tratti che sono per voi importanti o che proprio non volete in un coach.

4. Cercate coerenza

Come in tutti gli aspetti della vita, la coerenza è importante. Se un coach si occupa di calcio, madri alcolizzate, padri single, executive manager e vende anche scarpe… magari cercatene un altro.

Conclusione

Siamo arrivati alla fine di questa immersione nel mondo del coaching. In questo articolo siamo partiti dalla confusione attorno a questa figura e, in carrozza dall’Ungheria, abbiamo attraversato definizioni e caratteristiche del coaching, le diversità con le altre professioni del benessere mentale e come scegliere il nostro coach del cuore.

Se vi si è accesa una qualche lampadina, se ora il coaching vi sembra più chiaro e più interessante e volete approfondire, vi invito a contattarmi per una sessione esplorativa gratuita.