Alzi la mano chi si sente un pessimo ascoltatore. E ora la alzi chi almeno una volta ha fatto finta di ascoltare il proprio amico del cuore, ma in realtà aveva la mente su Plutone.
Dai, oggi è troppo facile, non le guardo neanche le vostre mani perché sono sicuro che sono tutte alzate.
Tra cervelli iperconnessi, pigrizia mentale ed ego autoreferenziali facciamo fatica a sentire i nostri pensieri, figuriamoci ad ascoltare le parole altrui.
Chi si distrae, chi è stanco, chi pensa a cosa rispondere, chi vuole dare il proprio parere a prescindere, chi proprio non ascolta e chi si perde nei suoi pensieri. Chi più chi meno, siamo tutti stati, più di una volta, dei pessimi ascoltatori. E sicuramente a tutti noi è capitato più volte di non sentirci ascoltati. Brutta sensazione, vero?
Il Potere Nascosto dell’Ascolto
Ascoltare e di rimando essere ascoltati è molto più importante di quello che spesso pensiamo. Si tratta di uno strumento potente che apre le porte a relazioni migliori, crescita personale, cambiamento e tanti altri effetti positivi sulla nostra vita quotidiana.
Ma cosa significa veramente ascoltare? Partiamo dall’etimologia, perché anche le parole più semplici spesso racchiudono significati inaspettati ma rivelatori.
La parola “ascolto” deriva dal latino auscultare che significa tendere l’orecchio, prestare attenzione con cura e intenzione. Non era un banale “sentire suoni e rumori”, ma piuttosto ascoltare con profondità, con l’intento di comprendere.
Le origini latine e anche quelle presunte del termine indoeuropeo “kleu” ci raccontano di un verbo che ha in sé un’azione continua e attiva, quindi un vero atto di attenzione e dedizione.
Non suona molto come l’ascolto a cui siamo abituati, vero?
Cos’è l’Ascolto Attivo?
L’ascolto attivo è a tutti gli effetti un atteggiamento, un modo di porsi e, allo stesso tempo, una tecnica. Si tratta di una competenza comunicativa che implica un’attenzione profonda, intenzionale ed empatica verso l’interlocutore con il fine ultimo di aiutarlo o per lo meno supportarlo nella risoluzione dei suoi problemi.
Come ci conferma Carl Rogers, psicologo americano e cintura nera della materia, questo ascolto è chiamato attivo perché l’ascoltatore ha una chiara responsabilità. Non si siede davanti a qualcuno per farsi inondare passivamente di vocaboli, ma si impegna a carpire parole, fatti, sentimenti, emozioni con l’obiettivo di aiutare la persona davanti a sé.
Le 7 Caratteristiche dell’Ascolto Attivo
1. Interesse Sincero
Innanzitutto dobbiamo volerlo fare. Dobbiamo avere un sincero interesse verso la persona che parla. Anche perché, ascoltare attivamente richiede impegno. Se sapete già che nulla di ciò che la vostra collega sta per dire vi interessa e lei vi interessa ancora meno… lasciate perdere. Provate con qualcun altro.
2. Presenza Totale
Ci siamo, fisicamente e mentalmente. Eliminiamo le distrazioni, guardiamo negli occhi l’altro e facciamo capire chiaramente che siamo super presenti. È importante fare arrivare all’altra persona un messaggio chiaro e semplice, ma potente: “Ehi, sono qui per te.”
3. Ascoltare per Capire
Facciamo un esempio pratico. Un collega vi invita a pranzo e vi dice che è disperato, non ce la fa più a stare in ufficio. Noi cosa facciamo di solito? Ascoltiamo e poi gli diciamo la nostra opinione, proviamo a convincerlo a licenziarsi o a parlare con il capo, insomma gli vogliamo dire cosa fare. Oppure, ancora peggio, lo giudichiamo: “Eh ma tu sei veramente poco paziente!”
No, ascoltare attivamente significa cercare di capire, entrare in sintonia con l’altro e mettersi nei suoi panni guardando, anzi ascoltando, il mondo dal suo punto di vista.
4. Comprensione Empatica
Ascoltare attivamente significa prestare attenzione alle parole, quindi al contenuto, ma anche alle emozioni e ai cambi di energia per comprendere fino in fondo il messaggio.
Questo è un aspetto che utilizzo molto nel coaching. Infatti, una delle otto competenze cardine del coaching secondo ICF — l’International Coaching Federation — è proprio l’ascolto attivo. Prestare attenzione ai cambi di umore ed energia, al modo in cui le persone si esprimono è fondamentale per porre loro quelle domande che aiutano a sviluppare consapevolezza.
Per esempio: “Quando hai parlato del tuo rapporto con la leadership ho notato che hai stretto gli occhi e corrucciato la bocca e che la tua voce si è spenta. Cosa ti fa pensare questa mia osservazione?”
Non potete immaginare come reagiscono e quali pensieri esplorino in profondità le persone quando restituiamo loro una visione tramite i nostri occhi.
5. Oltre il Verbale
Insieme ad emozioni ed energia, un ascoltatore attivo presta attenzione a tutte e tre le forme di comunicazione:
- Comunicazione Verbale: le parole
- Comunicazione Paraverbale: gli elementi espressivi della voce (tono, velocità, pause)
- Comunicazione Non Verbale: tutto ciò che è gesto (postura, sguardo, etc.)
L’esempio che ho fatto prima sul coaching notava il cambio di energia partendo da un’analisi della comunicazione non verbale (“hai stretto gli occhi e corrucciato la bocca”) e anche dal paraverbale (“la tua voce si è spenta”).
6. Considerare il Contesto
Ascoltare attivamente significa anche saper mettere in connessione tutti gli elementi che abbiamo a disposizione: parole, gesti, emozioni, energia, ma anche il contesto.
Torniamo all’esempio del collega che si lamenta. Che esperienze ha avuto in passato? Quali sono i suoi valori e le sue abitudini? Cosa è importante per lui?
Chiaramente non possiamo conoscere tutto di tutti, ma l’idea è di inserire nel nostro ascolto quanti più elementi ci possano aiutare a comprendere meglio e poi, ricordiamoci, ad aiutare il nostro interlocutore.
7. Silenzio, per favore!
Il silenzio è un compagno di ascolto fondamentale per lasciare spazio e permettere un momento di riflessione alla persona davanti a noi. Io lo utilizzo moltissimo nel coaching perché il silenzio dà la possibilità al cliente di continuare a pensare, di scavare nella sua mente o semplicemente di trovare il coraggio di tirar fuori delle parole più pesanti di altre.
Stare in silenzio non è facile, può creare imbarazzo e non è una cosa che facciamo naturalmente. Quindi anche in questo caso partiamo da un primo passo semplice e alleniamoci. Iniziamo a non interrompere e non rispondere mentre il nostro amico sta finendo l’ultima sillaba. Contiamo a mente fino a… 2 e poi aumenteremo.
I Benefici dell’Ascolto Attivo: Cosa Dice la Scienza
Ci sono tantissimi impatti positivi dell’ascolto attivo, dalla fiducia al cambiamento, dall’apertura e innovazione alla riduzione di stress e incomprensioni. Ecco quattro aree e per ognuna lo studio che più mi ha colpito:
Nel Contesto Terapeutico
Nel 2007, Fassaert e colleghi hanno documentato come i pazienti che ricevono un ascolto attivo da parte dei medici mostrano maggiore aderenza ai piani terapeutici e migliori risultati clinici. Tradotto: si innesca un meccanismo di fiducia, rispetto e motivazione che aiuta i pazienti a impegnarsi nella guarigione.
Nel Contesto Lavorativo
Nel 2015, Lloyd e colleghi hanno dimostrato che i manager che praticano l’ascolto attivo hanno un impatto positivo sui propri dipendenti in termini di soddisfazione lavorativa, impegno organizzativo e performance. Aggiungo che tre anni dopo il professor Castro ha addirittura dimostrato che in team dove si pratica l’ascolto attivo aumentano creatività e problem solving.
Nel Contesto Educativo
Nel 2008, McNaughton e altri hanno dimostrato come studenti esposti a insegnanti formati nell’ascolto attivo mostrano maggiore autoefficacia e migliori risultati accademici.
Nel Contesto di Coppia
Molte ricerche dimostrano come l’ascolto attivo aiuti le coppie nella comprensione, nella gestione dei conflitti e nel condividere emozioni. Ma è del 2015 lo studio definitivo di Gottman e Silver che dimostra addirittura che le coppie che si ascoltano attivamente hanno fino al 50% di probabilità in meno di divorziare.
Come i più egoisti di noi avranno notato — e come suggerisce anche la logica — tutti i benefici dell’ascolto attivo richiedono grande sforzo a noi ascoltatori, ma tutti i risultati vanno a chi ascoltiamo.
Vero? Mica tanto.
Infatti, come ci ricorda Carl Rogers, l’ascolto attivo è contagioso, in senso buono ovviamente. Diamo il buon esempio, dimostriamo che siamo interessati e rispettiamo gli altri e ben presto, in ufficio come a casa, daremo prova che questa modalità funziona e che ha grandi benefici. Piano piano, anche gli altri attorno a noi cominceranno a metterla in pratica.
Non credete nella buona fede e volontà del prossimo? Male, ma provo un ultimo asso nella manica per convincervi che ascoltare attivamente porterà benefici anche a voi, irriducibili pessimisti. Ecco le parole di qualcuno più saggio di me:
“Quando parli, ripeti solo ciò che già sai. Ma se ascolti, potresti imparare qualcosa di nuovo.” – Dalai Lama
“Le persone dimenticheranno ciò che hai detto, dimenticheranno ciò che hai fatto, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire.” – Maya Angelou
Come Allenare l’Ascolto Attivo: Esercizi Pratici
Prima di tutto, ecco i cinque principi guida per l’apprendimento di questa tecnica:
- Piccoli Passi: Cominciamo da conversazioni brevi e semplici.
- Costanza: Fa rima con allenamento.
- Riflessione: Dopo aver fatto pratica, ripensiamo a come è andata, a quello che abbiamo notato.
- Pazienza: Amica fraterna della costanza, sappiamo che per ottenere risultati in un campo che ci è nuovo… ci vuole tempo.
- Autenticità: Per ascoltare, dobbiamo volerlo, essere veramente interessati all’altro.
E ora passiamo alle attività pratiche, dalla più semplice (in apparenza) alla più complessa:
1. Concentrazione
Via telefoni, tablet, computer. Non ci voltiamo se passa il camion del circo, non ci guardiamo le unghie e non annuiamo se l’altra persona non ha ancora espresso il concetto. La prima regola è proprio dimostrare che ci siamo.
2. Non Interrompere
Neanche giocando il jolly di dubbio gusto “Scusa se ti interrompo…” Scusarsi non serve a molto, ormai hai interrotto.
3. Facciamoli Respirare
Dopo che non abbiamo interrotto, diamo spazio. Il nostro amico finisce la frase, e noi contiamo fino a 1, 2, 3 — insomma fino a dove ci sentiamo a nostro agio — e poi parliamo noi.
4. Domande Aperte
Ricordiamoci che siamo qui per ascoltare, quindi lasciamo da parte giudizi e opinioni (a meno che non richiesti) e facciamo domande. Sforziamoci di farle aperte perché permettono agli altri di esplorare i loro pensieri, di espandere i contenuti e aiutano noi a non chiudere la conversazione in angoli ciechi.
Quindi per esempio invece di rafforzare la frustrazione chiedendo: “Ah ma quindi Pino non ti aiuta con sta cosa?” Magari proviamo: “Secondo te come mai non ricevi aiuto da Pino?”
5. Repetita Iuvant
Proviamo a riportare al nostro interlocutore ciò che abbiamo sentito con frasi semplici tipo: “Se ho capito bene… Mi pare di capire… Quindi mi stai dicendo che… Pino non ti sta aiutando e quindi tu devi fare il doppio lavoro…” Questo serve a far sentire la nostra attenzione e a creare uno spazio di fiducia.
6. Il Non Verbale
Se siamo arrivati qui stiamo già gestendo bene parecchie leve dell’ascolto attivo. Aggiungiamo un tassello e prestiamo attenzione a tutto quello che non sono parole: gli occhi, le mani che tamburellano sulla scrivania in segno di nervosismo, espressioni facciali rivelatorie, tono della voce e così via.
7. Focus
Rimaniamo concentrati. Non ascoltiamo attivamente solo i primi 5 minuti. Una delle cose più difficili è non farsi distrarre. Prestiamo attenzione. Se e quando la vostra mente cerca di scappare sulle spiagge del Belize o semplicemente a cosa dire nella prossima riunione, fatela subito tornare indietro. Questo è proprio tutto allenamento.
8. Il Contesto
Dobbiamo cercare di considerare tutto quello che la persona davanti a noi ha vissuto, esperito, provato. Se il nostro amico si sta lamentando tantissimo di Pino, forse è perché ogni volta che cambia azienda becca uno così. O forse perché all’asilo qualcuno di nome Pino lo picchiava e quindi in fondo è solo vendetta inconscia.
Conclusione
Se una cosa è emersa chiaramente da questa riflessione, è che ascoltare attivamente richiede tanto impegno e applicazione, ma anche che ci può portare una serie smisurata di benefici.
Siamo partiti dall’etimologia latina e abbiamo esaminato le tante caratteristiche di questa tecnica, ci siamo fatti illuminare dalla scienza a proposito degli innumerevoli aspetti positivi di ascoltare attivamente sia per noi che per chi ascoltiamo e infine abbiamo creato una piramide a gradoni dove salire fino in cima per diventare il compagno di conversazione che tutti sognano.
Ricordiamoci sempre che ogni traguardo, ogni obiettivo inizia con un piccolo passo e tanto allenamento!
Questo articolo è basato sull’episodio 8 del mio podcast “Vorrei e Posso”, dedicato al benessere e alla crescita personale. Se ti va di ascoltarlo lo trovi su Spotify e tutte le altre piattaforme di streaming.