Siete anche voi scrollatori seriali di social media? Passate notti intere a fare binge watching di serie TV? Non potete fare a meno di like, cuori e notifiche?
Se la risposta è sì, allora potreste essere in balia del Brain Rot, un cervello affaticato che ti causa scarsa concentrazione, stanchezza mentale, pigrizia cognitiva e tanto altro.
Tra video brevi su tiktok, carrellate di notifiche di Instagram, binge watching su Netflix e playlist random su Spotify, ci siamo abituati prima a convivere e poi a ricercare formati veloci, notifiche squillanti e intrattentimento fast and furious. E il nostro cervello ne sta subendo le conseguenze.
Ma niente paura, in questo post, andremo alla scoperta di che cosa è questo cacofonico Brain Rot, quali sono i sintomi e soprattutto le cause. Cosa dice la scienza e, come sempre, faremo una bella lista di esercizi, attività e strategie super pratiche per fare in modo che il nostro cervello rimanga pimpante, fresco e in grande salute.
Alle origini del Brain Rot
Nel 1854, quasi 200 anni fa, il filosofo e scrittore Henry David Thoreau criticava il declino degli standard intellettuali dell’epoca. Per farlo, paragonava la tendenza della società a svalutare idee complesse al marciume delle patate che in quel periodo colpiva l’Inghilterra. In una frase del suo libro Walden si domandava:
“Mentre l’Inghilterra si sforza di curare il marciume delle patate, nessuno cercherà di curare il marciume del cervello, che si diffonde in modo molto più ampio e fatale?”
Dopo tanti anni di cervelli più o meno funzionanti, nel 2024 questo termine è stato ripreso per riferirsi al deterioramento delle nostre capacità cognitive dovuto al consumo eccessivo di contenuti digitali banali e poco impegnativi.
Proprio pochi mesi fa, l’Oxford University Press ha eletto “Brain Rot” come parola dell’anno per evidenziare le preoccupazioni legate al consumo sempre più usa e getta dei social e del suo impatto sulla salute mentale.
Che cos’è davvero il Brain Rot?
Vi do due definizione. La prima, più scientifica, ci dice che il Brain Rot descrive una condizione di stagnazione intellettuale e apatia cognitiva causata da un’eccessiva esposizione a contenuti mediatici ripetitivi, passivi e spesso di bassa qualità.
In parole più semplici (visto che abbiamo capito che i nostri cervelli sono un po’ malconci, meglio usare concetti facili) possiamo dire che il Brain Rot è una sorta di pigrizia mentale che deriva da un’abitudine progressiva del nostro cervello a consumare tantissimi input, per lo più brevi e semplici, in maniera costante e intensa.
Hai il Brain Rot? Scoprilo con queste 5 domande
- Ti distrai facilmente, anche nei momenti di relax?
- Riesci a finire un capitolo di un libro, un film o una conversazione con un’amica senza controllare il telefono?
- Fai spesso second screening? Cioè guardi una cosa in TV o sul tablet e contemporaneamente un’altra sul cellulare?
- Passi ore a fare scrolling in maniera automatica?
- Ascolti i podcast in maniera distratta mentre fai altre attività che richiedono concentrazione?
Se hai risposto sì ad una o più di queste domande, allora il tuo cervello potrebbe essere un po’ “rot”. Ma tranquillo, è una condizione diffusa e – cosa più importante – reversibile.
I 4 effetti principali del Brain Rot sulla nostra mente
1. Sovraccarico delle informazioni
Il nostro cervello è un grande computer capace di processare e immagazzinare tantissime informazioni in modo efficiente, ma non di essere bombardato costantemente da flussi continui. Affogare le nostre sinapsi con fiumi di video brevi, veloci e irrilevanti porta ad un sovraccarico cognitivo, uno stato in cui il nostro cervello fa fatica a elaborare e ricordare le informazioni.
2. Riduzione dell’attenzione
Contenuti rapidi, frammentati e brevi allenano il nostro cervello, sì, ma a concentrarsi solo per periodi brevissimi. Stiamo perdendo la capacità di concentrarci per tempi più lunghi, su argomenti più complessi. Non parliamo di aiutare la NASA a risolvere calcoli astrofisici, ma siamo arrivati a far fatica a leggere un libro per intero.
Ciò che stiamo buttando alle ortiche si chiama plasticità mentale, ovvero la capacità del nostro cervello di adattarsi. Da spugna assorbi tutto lo stiamo trasformando in uno straccio sfilacciato.
3. Tossicodipendenza digitale
Conoscete la meravigliosa Dopamina? Il neurotrasmettitore associato al piacere? Ogni volta che ci arriva un mi piace, un cuore, una notifica, il nostro cervello riceve una piccola dose di dopamina e va in visibilio mettendo in moto il famigerato e temuto sistema di ricompensa.
Questo processo che ci riempie di gratificazione e presunto piacere in maniera rapida e continua crea una vera e propria dipendenza tossica. Una dipendenza che ci rende ancora più schiavi e che riduce la nostra capacità di godere di attività ed esperienze più tradizionali, ma molto salutari come parlare, riflettere, leggere, prendere decisioni, ricordare ecc.
4. Stress e Ansia
Ormai l’abbiamo capito, dove c’è qualcosa che non va nel nostro cervello lì in zona potete trovare acquattata la nostra cara ansia. In questo caso abbiamo un duplice problema.
Da una parte il cosiddetto “doom scrolling“, ovvero consumare tonnellate di contenuti per lo più negativi e stressanti a ritmi forsennati. Dall’altra, essendo sovraccaricato, il nostro cervello fatica a processare emozioni e a gestire lo stress. Un gatto che si morde la coda, all’infinito.
Cosa dice la scienza? Un dato preoccupante
La ricercatrice americana Gloria Mark, nel suo libro del 2023 “Attention Span“, ha dimostrato che il nostro tempo medio di attenzione relativo alle attività digitali non solo è in declino, ma è arrivato alla modica cifra di 47 secondi.
Non solo, passiamo al massimo un’ora al giorno senza guardare un dispositivo, e in tutto questo tempo riusciamo a stare attenti neanche un minuto.
Ma, come ci suggerisce e dimostra Gloria Mark nel suo libro, non tutto è perduto. Anzi, possiamo ritornare in controllo della nostra attenzione, far girare di nuovo tutte le rotelle ossidate del nostro cranio e, lo dice lei questa volta, possiamo tornare… a stare meglio.
La strategia delle 3D per gestire meglio i dispositivi
Siccome siamo realisti (chi è che da domani lancia il cellulare dalla finestra e torna a vivere nell’era analogica?), ho pensato di dividere i consigli in due macro filoni.
Il primo è relativo alla gestione dei dispositivi attraverso la strategia delle 3D:
1. Distrazione
Siamo umani… chi non è tornato stanco alla sera con la sola voglia di prendere il cervello, metterlo sul comodino e rimanere con il vuoto cosmico in testa?
Ok, ci sta. Concediamoci un momento di pura distrazione, finalizzata a nulla se non a rilassarci un attimo. Però, diamoci un limite. Di tempo e di volte.
Io per esempio, quando ho notato la quantità di tempo che stavo buttando su TikTok, mi sono dato due limiti:
- Massimo 15 minuti di scroll infinito
- Massimo 2 volte al giorno, rigorosamente in momenti che, in ogni caso, non mi permetterebbero di fare qualcosa di più produttivo
I limiti li definite voi, datevi un massimo e magari fate anche meno.
2. Divertimento
Rimaniamo in modalità permissiva e occupiamoci anche di utilizzare questi strumenti per farci rilassare, divertire, insomma intrattenere. Non c’è nulla di male a vedere una video intervista del vostro gruppo preferito che racconta aneddoti sui propri esordi o osservare come fare la migliore skin care coreana.
A patto che siate consapevoli e coscienti che state dedicando del tempo al vostro divertimento. Tempo fa ho scoperto un’app che si chiama Geografia Mondiale. Da super appassionato della materia mi sono intrippato in due minuti. Dapprima ero gasato perché avevo imparato la capitale di Vanuatu e la montagna più alta del Tagikistan, ma poi mi sono accorto che ero entrato in un meccanismo folle di livelli da sbloccare e classifiche da scalare. Ad un certo punto ho avuto la lucidità di dire basta e l’ho cancellata.
Non vi dico di cancellare nulla, ma datevi una regolata. Come dicevano i saggi nonni: “Il gioco è bello quando dura poco”.
3. Didattica
In un mondo digitale, sarebbe anacronistico pensare di aprire 8 tomi enciclopedici ogni volta che vogliamo imparare o approfondire qualcosa. Abbracciamo la tecnologia e usiamo il nostro tempo sui dispositivi per imparare: a cucinare, a fare a maglia (un grande trend tra i giovani, l’avreste mai detto?), a fare un podcast.
Guardatevi i video di geopolitica di Nova Lectio, leggete articoli dell’Internazionale, cercate in generale formati più lunghi, più ricchi di informazioni e conoscenza. Serviranno a imparare, ma anche ad esercitare curiosità, senso critico e pensiero decisionale.
4 attività alternative per allenare il cervello fuori dal mondo digitale
Ecco cosa possiamo fare oltre, al di fuori, lontano dal mondo digitale:
1. Aumentiamo la concentrazione
Cerchiamo di fare un’attività senza distrazioni come leggere un libro (meglio se prima di andare a letto così miglioriamo anche il sonno), studiare un articolo long form, fare 10 minuti di ginnastica, mobilità, stretching. Iniziate con una volta al giorno e mettete un timer, se no poi fate i furbi!
2. Blocchiamo l’impulsività
Vi capita di ritrovarvi il telefono in mano non perché vi serve, ma perché ormai è un’abitudine? Sei in ascensore, telefono. Aspetti che l’acqua bolla per buttare la pasta, telefono. Tua moglie ti sta parlando, telefono.
Notate quando questa cosa vi capita più spesso, in quale occasione e iniziate da lì. Niente più telefono quando faccio bucatini all’amatriciana!
Io per esempio l’ho eliminato per i primi 20 minuti alla mattina (non sapete che sollievo), e l’ho eliminato da pranzi, cene, aperitivi anche per rispetto degli altri.
3. Riscopriamo la noia
Non sappiamo più annoiarci, che detta così sembra anche un bene, ma non lo è.
Nella noia impariamo a dare spazio al nostro cervello, a farci venire nuove idee, stimolare la fantasia e la creatività, tutte cose fondamentali per dare linfa vitale alla mente e a noi stessi.
Partiamo da cose semplici: andate a prendere vostro figlio a scuola senza chiamare nessuno o mandare vocali. Rilassate la mente e lasciatela andare dove vuole.
Avete tempo? Bene, una passeggiata al parco, ma senza musica. I vostri pensieri siano la colonna sonora più serena e silenziosa.
4. Guardate lontano
Abituati a stare ad un palmo di mano dagli schermi, abbiamo perso l’abitudine a guardare lontano. Testa alta, sguardo che spazia. Guardare lontano ha diversi benefici documentati:
- Riduce lo stress mentale
- Aiuta a vivere il presente, quindi la consapevolezza
- Stimola la creatività – vedo cose, immagino, creo pensieri
Se oltre a guardare lontano, lo facciamo in ambienti naturali o rilassanti è ancora meglio. Quindi, facciamocela ogni tanto la gita fuoriporta in campagna, mare o montagna!
Conclusione: il tuo cervello merita di più
Se sei arrivato fino a qui, ti meriti un carosello di complimenti perché hai dimostrato a te stesso che sei capacissimo di concentrarti ben più di 47 secondi!
Ricorda che ogni traguardo, ogni obiettivo inizia con un piccolo passo e tanto allenamento. Il tuo cervello è l’organo più intelligente, adattabile e coriaceo del tuo corpo, nulla è perduta, ma è ora di prendertene cura!
Questo articolo è basato sull’episodio 6 del mio podcast “Vorrei e Posso” un podcast dedicato al benessere e alla crescita personale. Ascolta l’episodio completo su Spotify